Savio Giannini e sua moglie Celia realizzano a Barletta la prima “Dark Kitchen”

La storia di Savio Giannini è romantica e ha il sapore di paella che oggi prepara con sua moglie Celia , di origine spagnola, nella loro “Dark Kitchen” a Barletta.
Entrambi trentottenni si sono incontrati in Inghilterra nel 2004, insieme hanno girato le cucine di vari paesi, dalla Spagna, all’Austria, alla Germania studiando e conservando i segreti e le tradizioni culinarie di ogni posto per riapprodare poi in Italia, al sud, a Barletta paese di origine di Savio. “Se hai fame” è il loro laboratorio, è il posto dove inizia la loro avventura in solitaria, è un esempio della nuova ristorazione senza tavoli e che punta solo al delivery. Nato nel 2019, nell’era pre Covid, tra i primi in Italia a creare qualcosa del genere, quando parlare di delivery era più che anacronistico “Se Hai Fame” era una sfida e loro hanno avuto il coraggio di affrontarla raccogliendo, dopo lo scetticismo iniziale, un ottimo riscontro da parte della città.

Savio, qual è il percorso che hai fatto prima di approdare a Barletta?

Ho sempre lavorato all’estero anche in ristoranti stellati, poi l’incontro nel 2004 con mia moglie Celia, ci ha portato a viaggiare e lavorare insieme, riuscendo a sviluppare una visione internazionale della cucina. Io mi sono sempre occupato della sala mentre lei della cucina. Cinque anni fa ho assecondato il sogno di mia moglie di rientrare in Italia, che in fondo era anche il mio e così abbiamo trovato lavoro a Borgo Egnazia. La nascita di nostro figlio ha cambiato le prospettive, spingendoci a tornare a Barletta, la mia città d’origine, così nell’ottobre del 2019 il nostro progetto ha preso forma. Ho utilizzato un locale della mia famiglia per realizzare il nostro laboratorio di cucina: “Se hai Fame”, un ristorante senza tavoli, dove noi cuciniamo e portiamo tutto direttamente a casa del cliente.

Potresti spiegarci com’è strutturato questo nuovo format di cucina?

L’idea della “dark kitchen” ci ronzava nella testa già quando eravamo all’estero, dove il delivery è sicuramente più sviluppato che in Italia, no nel nostro formato, esclusivamente dedicato al delivery e con un menu completo di vari stili di cucina. Non siamo né un ristorante e né una gastronomia siamo un laboratorio che cucina piatti espressi da consegnare direttamente ai nostri clienti, si può ordinare dal nostro sito e in 30/40 minuti portiamo il pranzo o la cena dove si desidera. Siamo stati innovativi, riuscendo ad anticipare i tempi, che a causa della pandemia hanno spinto tutti i ristoranti verso il delivery per poter continuare a lavorare. La sostenibilità è un valore che perseguiamo sia nel packaging, proponendo piatti e stoviglie ecologiche e biodegradabili, che in cucina, evitando sprechi alimentari e siamo riusciti a eliminare completamente l’alluminio, nocivo per la salute, e quasi del tutto la plastica.

Come avete affrontato questo periodo?

I pochi mesi prima dell’emergenza Covid sono stati duri come ogni inizio, come ogni novità. La diffidenza iniziale è stata per noi motivo di sfida e ci ha spinto ad andare avanti e a far conoscere i nostri prodotti. A marzo 2020 il lockdown ha segnato un importante cambiamento nella ristorazione, cambiamento che noi avevamo già attivato e che ci ha permesso di continuare a lavorare e di farlo in crescendo. Le preoccupazioni iniziali sono svanite a seguito del feedback positivo dei cittadini barlettani.

Quali sono i piatti più richiesti del vostro menu?

Gli hamburgher sono i più richiesti, anche i tacos, la paella e i nostri stuzzichini sono molto apprezzati. Tutto è preparato da noi, la nostra cucina non è tradizionale ma internazionale.

Cosa prevedete per il futuro della vostra attività?

Per il futuro l’idea è quello di fotocopiare il nostro progetto in altre città.

Avete rimpianti per la scelta fatta?

Siamo contenti di essere rientrati in Italia e siamo davvero sereni. Celia mi ha spinto a tornare a Barletta e sono soddisfatto di aver seguito il suo consigli perché ho sempre avuto in me la voglia di realizzare qualcosa che fosse veramente nostro.

Qual è il tuo auspicio per il  futuro?

Rimanere in Puglia con la nostra attività e di continuare a crescere, aprendo nuove dark kitchen non solo in Puglia.

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