I vini della Vigilia di Natale scelti da Luca Grippo

Mi piacerebbe entrare il giorno della Vigilia nelle case di tutti ad ammirare il loro albero di Natale, mentre fuori le vie ornate a festa e ancora di un timido sole, sono gremite di gente che corre qua e là affrettandosi ad ultimare le ultime compere.

Il pranzo che ci aspetta è semplice e frugale: rape stufate, baccalà fritto, la divina focaccia e poco più per prepararsi al cenone della Vigilia: si mangia dunque magro in un giorno “di magro”. Mai però dimenticare il vino, in una ricorrenza che tutto ha del Divino! Per l’occasione vi consiglio di condividere con i familiari lo Spumante Brut Verdeca Il Mamaà della storica cantina salentina Apollonio, un bel matrimonio di toni floreali e fruttati che accompagnano un sorso leggiadro, sebbene caratterizzato da intrigante scia sapida sul finale; una bollicina, sono convinto, che vi piacerà tanto.

Il cenone si avvicina e con tanta beatitudine culinaria pronta per essere messa in tavola, il vino rischia di diventare un’appendice. Mai scelta potrebbe essere più errata! Il vino bianco, rosato, rosso che sia, da vitigni autoctoni, renderà tutto indimenticabile, valorizzando i sapori di una delle cene più importanti dell’anno.

Sono le 19,30 i commensali vestiti a festa aprono le danze alla pugliese, con una selezione di frutti di mare straordinaria: cozze pelose, taratuffi (limoni di mare), noci (in altre zone i tartufi di mare), canestrelle e le “esotiche” ostriche. Qui la scelta ricade sullo Spumante, perché un pranzo o cena che si rispetti si apre con le “bollicine” e si chiude con le “bollicine”. Per partire con il piede giusto bisogna stappare lo Spumante Brut Nature Marasco di L’Archetipo, cantina di Castellaneta che sta valorizzando a dovere la rara uva Marasco.

È il turno del primo piatto, la tradizione vuole spaghetti, linguine o vermicelli al sugo d’anguilla, per questo piatto molto in voga nel cenone, soprattutto barese, abbiniamo un Minutolo 2020 di Polvanera, agricola che a Gioia del Colle produce un bianco profumatissimo, scattante, con tocchi minerali che mi intrigano parecchio.

Se non siete appassionatissimi di anguilla (sacrilegio!), le alternative tipiche sono tante, dai classici spaghetti tonno e capperi, ai cavatelli ai frutti di mare; per entrambe le proposte ho tenuto in fresco un rosato diverso da quelli salentini, il Castel del Monte Rosé Veritas 2020 di Torrevento (Corato), da varietà Bombino Nero, che gode di un profilo olfattivo molto variegato e un invidiabile equilibrio di bocca.

Si passa al piatto forte, il secondo, dove è d’obbligo l’orata alla pugliese (guai a chi me la tocca!) cotta al forno con pomodorini, capperi e olive nere. Le opzioni qui sono divertenti: accostiamole o il persistente Fiano Domè 2020 della Tre Pini, realtà di Cassano Murge che sta lavorando davvero molto bene, oppure giocando di fantasia abbinerei questo splendido pesce al forno ad un vino rosso elegante e di corpo non esuberante, come l’Otto 2019 da uva Ottavianello di Carvinea, l’azienda che meglio sta valorizzando questa antica varietà.

Saltando frutta e frutta secca – immancabili le Chiacòne, fichi secchi mandorlati – arriviamo al “dulcis in fundo time”, e qui con Castagnelle, Occhi di Santa Lucia e Cartellate mi lancio su due vini passiti: il regale Moscato di Trani 2015 di Villa Schinosa, morbido e fresco al contempo, da un’azienda che affonda le proprie radici dall’Ottocento in quel di Trani e il Primitivo di Manduria Passito 2015 di Giuseppe Attanasio con la sua produzione artigianale e vigne ad alberello di novant’anni a Manduria.

È arrivato il tempo della Messa e dopo essere rientrati in casa, prima di giocare a tombola, vi invito a fare un ultimo brindisi speciale con lo Spumante Metodo Classico Gold delle Cantine Re Dauno di San Severo, un prodotto di classe per festeggiare la magia del Santo Natale.

Foto Credits: @andreamarcovaldi

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