Giuseppe Cupertino, volto e anima, sin dagli albori del progetto Borgo Egnazia, si concede un’intervista che ha il sapore di una chiacchierata, intima e sincera, dove il professionista lascia spazio all’uomo, che in questo caso fa emergere con estremo pudore i tratti più intimi del suo essere. Una vita lontano da casa sin da piccolo, la fame di conoscere e migliorarsi per tornare in Puglia con la consapevolezza di colui che le sfide le affronta sempre guardandole in faccia. La mancanza di casa e quei Natali, forse troppi, lontano dalla famiglia e dai suoi affetti più sinceri l’hanno scavato, non in volto, ma nel cuore, facendo crescere in lui la voglia di tornare. Giuseppe è un uomo e un professionista appagato, nonostante la ricerca costante, oggi punta sulla formazione dei giovani, offrendo a quei ragazzi, nei quali occhi si rivede spunti concreti di crescita e di evoluzione per offrirgli la possibilità di un’ottima formazione senza allontanarsi troppo. Il vino è la sua strada e lo sarà anche per il suo futuro, dove si immagina impegnato tra quei filari che furono dei suoi nonni, per coltivarli e produrre vino per semplice passione con l’obiettivo di chi vuole restituire onore alla terra, la sua.
Dieci anni fa decidesti di lasciare Londra per seguire la chiamata della famiglia Melpignano e di diventare wine manager di Borgo Egnazia. A distanza di anni sei soddisfatto della scelta fatta?
Sono più che soddisfatto perché ho portato in Puglia il know how più alto, che oggi ci contraddistingue e ci rende così unici e che continua a darci ragione nel tempo.
Sei ritornato in Puglia solo per l’ambizioso progetto di Borgo Egnazia o il richiamo della tua terra ha contribuito a questa decisione?
In realtà era un punto fermo in me quello di partire per poi tornare, la vera forza di un uomo o di una donna risiede nelle proprie origini. È sempre stato forte in me il desiderio di ritornare per promuovere questa terra, a cui ho un senso d’appartenenza forte.
Dalla tua ricca esperienza professionale appare come se avessi già vissuto tre vite a pieno, oggi a che punto della tua esistenza privata e professionale sei?
Sono al punto della formazione in questo momento della mia vita c’è la voglia di formare nuove figure, che possano emergere in questo settore, oltre che a continuare nelle mie sperimentazioni sugli abbinamenti più giusti tra i cibi e i vini. Per chi non ha la possibilità di andare fuori, metto in campo i migliori strumenti, una sorta di “coaching” per formare personale qualificato e lo faccio attraverso la Fis, Fondazione Italiana Sommelier di Puglia.
Sei un professionista serio e preparato, un sommelier e un manager stimato, qual è il lato più privato di Giuseppe Cupertino che non conosciamo?
In realtà sono una persona che difende molto il suo aspetto più privato, ho la necessità di stare con la gente di conoscerla, il mio vero punto di forza è dialogare con le persone ed esserne stimolato, ho fame di conoscere. Nel mio privato amo staccare, in un momento della giornata, che per chi fa il mio lavoro non si sa mai qual è, per dedicarmi esclusivamente alla mia famiglia per recuperare il tempo perso negli anni in cui vivevo all’estero. Ogni volta che arriva il Natale piango perché ricordo quanti ne ho trascorsi solo e lontano da casa, ecco perché sento proprio l’esigenza di ritagliarmi dello spazio che sia solo mio e per la mia famiglia. Quando lavoro sono un front man, ma in me si alterna il lato pubblico e quello privato.
Ami mettere in risalto i produttori pugliesi, sei un fan del Primitivo di Manduria, ma quali caratteristiche deve avere un vino per essere presente nella tua carta?
Quando seleziono una categoria di vini le caratteristiche che devono avere sono due: dietro una bottiglia ci deve essere una storia, un territorio, ci devono essere persone con cui interfacciarmi. Conosco i produttori di tutte le cantine che inserisco in carta. Oltre questo deve avere un buon rapporto tra qualità e prezzo ed essere rappresentativo del territorio d’appartenenza. Noi siamo quelli che il vino lo vendono e non bisogna prendere mai in giro il consumatore, anche in luoghi di lusso, come quello in cui lavoro il segreto è fare ospitalità al giusto prezzo.
Oggi a che punto siamo in Puglia per quanto riguarda la produzione enoica?
Io sono spesso in giro tra cantine e vignaioli e mi piace confrontarmi con le persone e devo dire con grande orgoglio che la nostra regione negli ultimi sette anni si è ulteriormente elevata a livello qualitativo. Fino a 20 anni fa si produceva vino così come veniva fatto in passato ora c’è la voglia di sperimentare e la nuova generazione sta portando avanti questo aspetto, innovare nel segno della tradizione, questo lo ritroviamo soprattutto nelle grandi famiglie del vino. La stessa cosa è avvenuta nel turismo prima era un turismo mordi e fuggi ora si sceglie la Puglia per lunghi periodi. Mi piace vedere che i produttori fanno squadra per comunicare insieme il vino, realizzando delle belle sinergie fra le parti. L’arrivo dei produttori famosi in Puglia è un fattore positivo e la loro presenza non deve sconvolgere le tradizioni ma convivere con esse.
Hai raggiunto tanti ambiziosi traguardi c’è ancora qualcosa che vorresti a livello professionale?
Essere appagato non è nelle mie corde sono sempre stato un challenger nella vita e voglio sempre migliorare, la mia sfida è quella di dare nuova vita alle vigne appartenute ai miei nonni, lui mi voleva con sé in vigna e ci tornerò da contadino. Ricordo quando ero bambino e la mille lire che mi regalava il nonno quando lo accompagnavo nei campi anche se in realtà non facevo nulla, ma ero un modo per comprendere il lavoro e il sacrificio. Io ritornerò alla terra volendo riprendere in mano quei piccoli appezzamenti in Valle D’Itria.
Fra dieci anni dove e come ti vedi?
Sicuramente affronterò la vita in modo diverso, rendendo concreto il progetto di fare vino solo per passione, lavorando tutti i giorni e farò questo passo solo nel momento giusto e dopo aver studiato.
La Puglia per te cosa rappresenta?
Adesso mi trovo di fronte a un ulivo millenario e se dovessi idealizzare la Puglia sarebbe come questo albero, la Puglia è l’orgoglio di appartenere e di esserci, la concretezza delle persone. La Puglia è il luogo più bello dove poter vivere è davvero uno stato d’animo e quando vai via ti manca il fiato a non viverla.