Il latte buono della Centrale di Puglia. È il progetto di un giovane imprenditore tarantino, Vincenzo Fanelli, una laurea in economia, un master in marketing e l’esperienza in Metro, uno dei colossi della distribuzione. Ma c’era un sogno nei progetti di Vincenzo che oggi si è finalmente avverato, «creare un’azienda simbolo della rinascita di un territorio, di una imprenditorialità sostenibile, sana e che realizzasse prodotti che fanno bene». È così è stato. Che il latte sia buono lo certifica il patrocinio dell’Università di Bari che, attraverso In Salute, un coordinamento di ben otto dipartimenti, ha accompagnato la nascita di questo progetto che, oltre ad essere una sfida imprenditoriale, è un pezzo di puzzle che ricompone la storia di Taranto.
Da qualche giorno al posto della vecchia e polverosa insegna della centrale del latte di Taranto, fondata nel 1951 e passata anche attraverso il famoso crack della Parmalat, nel diroccato stabilimento lungo via Galeso al quartiere Tamburi, campeggia il nuovo logo. Color magenta, ottenuto dalla fusione del rosso e del blu, i colori di Taranto, e l’oro, colore della terra. E un giglio, il fiore che riporta alle vicende mitologiche di Ercole ed Era e della nascita del fiore nato proprio da uno schizzo di latte. Nulla lasciato al caso per un progetto che sa molto di riconnessione con la storia, ma che ha già ben chiare le idee per un posizionamento nazionale. Entro un anno partiranno anche i lavori per completare il recupero della Centrale del latte, per ora si imbottiglia presso terzi e si continua incessantemente a selezionare il miglior latte di Puglia e Basilicata.
«Si è partiti con un’analisi molto ben dettagliata della produzione primaria – ha detto la professoressa Giuseppina Tantillo, ordinario di Ispezione degli Alimenti dell’università di Bari. Poi abbiamo analizzato il latte da allevamenti scelti e siamo andati alla ricerca non solo di quello che solitamente per legge si ricerca per un latte di alta qualità, ovvero una concentrazione più o meno alta di proteine e di grassi, ma a noi, volendo un prodotto salutisticamente valido, interessava individuare la presenza di molecole bioattive».
Peptidi bioattivi e CLA, un acido grasso molto importante, sono presenti nella selezione firmata da Vincenzo Fanelli e nei prodotti della Centrale del Latte di Puglia. Questi ultimi, come ha riferito la professoressa Filomena Faustina Rina Corbo, associato di Chimica degli Alimenti al dipartimento di Farmacia di Bari, «con notevoli proprietà anche antitumorali».
Un latte buono, dunque, perché salutisticamente di alta qualità. Ma anche un latte alla portata di clic, poiché attraverso un’app sarà possibile ottenere in 24 ore dall’ordine il latte, rigorosamente in bottiglia di vetro, a casa propria.
«Abbiamo assottigliato la distanza dal produttore al consumatore – ha commentato ancora Vincenzo Fanelli – e dal 4 ottobre saremo pronti per essere presenti sul mercato».
Due, per ora, le tipologie di prodotto proposte dalla nuova Centrale del Latte di Puglia: l’alta qualità e il leggero, con il 40% di grassi in meno.
Soddisfatto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, perché si tratta di «un’opera di rigenerazione che si inserisce in un contesto, quello dei Tamburi, che va verso una profonda riqualificazione. Noi siamo quelli della politica silenziosa, fatta però di concretezza». In una città che sta segnando il passo «assume un valore altamente simbolico la rinascita della Centrale del Latte» ha detto l’assessore al marketing Fabrizio Manzulli e soddisfatto anche l’assessore regionale alle Politiche agroalimentari, Donato Pentassuglia, che ha comunicato in anteprima che avrebbe portato in Giunta un protocollo con gli allevatori, frutto di sei mesi di lavoro. «Per noi quando si parla di latte il tema è l’etica ed anche la qualità del prezzo» ha detto l’assessore regionale.